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A Trento il progetto Uisp Mi.Gio.Act parla ai protagonisti della terza età

Proseguono le attività del progetto Uisp e Sport e Salute in Trentino. L’esperienza di Alessandro Macciò, operatore Uisp

 

Vivere in maniera attiva, diventando protagonisti anche nella terza età. Sono in corso di svolgimento, dal mese di febbraio, le attività del progetto “Mi.Gio.Act. – Mi muovo, gioco, sono attivo”, finanziato da Sport e Salute S.p.A. e sostenuto dal Dipartimento per lo Sport / Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha come obiettivo quello di combattere la sedentarietà praticando attività sportive gratuitamente in tutta Italia.

Per questo nuovo approfondimento sui progetti portati avanti dall’Uisp Nazionale, siamo andati a Trento, precisamente alla Palestrina di via Giusti per conoscere Alessandro Macciò, operatore Uisp che segue le attività di Mi.Gio.Act., iniziate ad aprile e rivolte ad over 60.

Le lezioni coinvolgono 10 partecipanti e si tengono due volte a settimana nella palestra di un ambulatorio (a cui la Uisp ha accesso) dotata di molte attrezzature come manubri, spalliere e palle mediche. “Svolgiamo lezioni di ginnastica posturale e dolce – esordisce Alessandro – il nostro focus è su flessibilità, mobilità articolare e tono muscolare, che viene rafforzato attraverso gli strumenti che abbiamo a disposizione. L’obiettivo di quest’attività è di invecchiare in salute”. Le persone che prendono parte alle lezioni si portano dietro diverse difficoltà, come problemi alle spalle o alla schiena o sono affette dal morbo di Parkinson. “Riusciamo a svolgere regolarmente tutti gli esercizi con la finalità di mantenere attiva la persona. Molte attività sono mirate ad aiutare il partecipante nella vita di tutti i giorni: insegniamo come piegare le gambe in maniera corretta, come sollevare un peso senza usare la schiena, come mantenere l'equilibrio per evitare le cadute”.

Non solo, però, attività motoria. Nel gruppo seguito da Alessandro, infatti, si è creata una vera e propria comunità. “L’attività non si svolge in modalità troppo rigida – scherza Alessandro – ci prendiamo in giro, ridiamo e ci raccontiamo aneddoti personali. Spesso parliamo di cucina e di ricette da condividere! Il gruppo si divide in persone più attive, che vogliono cucinare insieme e condividere esperienze, e partecipanti che si avvicinano per la prima volta, pronte a nuove conoscenze e nuove attività. Ad una lezione, una persona, esperta in cucito, ha fatto provare questa nuova esperienza a una compagna di corso”. Gli elementi positivi, quindi, oltre l’attività fisica, sono quelle extra, che vengono proposte dai partecipanti, come un torneo di burraco pianificato a casa di una delle signore.

Le lezioni sono una condivisione reciproca in cui viene rispettato il ruolo dell’istruttore e al contempo l’istruttore trova nei partecipanti un’esperienza di vita. “Mi sento libero di chiedere – spiega Alessandro – consigli sulla vita perché voglio sentire le loro esperienze personali, in ambiti come il lavoro e l’amore. Io insegno a loro attività motoria e loro trasmettono a me racconti personali che mi aiutano a crescere. La cosa che mi ha colpito tanto è che quando ho iniziato a svolgere questo tipo di attività pensavo si sarebbe limitata ad aiutare le persone e invece si è evoluta in uno scambio reciproco”.

Una relazione originale quella tra Alessandro e i partecipanti al progetto: “Mi considero sempre il loro istruttore e ad ogni lezione mi piace ricordare loro quanto è importante muoversi e rimanere attivi. Allo stesso tempo, però, ogni tanto mi sento come il figlio che può fare errori. Possiamo definirlo un rapporto tra nipote e nonno/a dove il primo ha studiato scienze motorie e vuole dare una mano al secondo per tenersi in forma”.

Quali sono i benefici che traggono i partecipanti alle attività di Mi.Gio.Act.? “Alcune persone non si aspettano miglioramenti importanti – spiega Alessandro – perché ci sono situazioni quasi del tutto compromesse. Con la mancanza di una vera e propria attività fisica però il problema potrebbe peggiorare. Nei casi di queste persone, le lezioni sono modi per preservare la mobilità rimasta in modo che non peggiori”. In casi di altri individui invece sono stati evidenziati miglioramenti importanti: “In particolare c’è stata una signora di 86 anni, Cecilia, arrivata con una spalla completamente bloccata a seguito di un’operazione, con il tempo siamo riusciti a recuperare quasi tutta la mobilità. Angela, invece, che aveva appena fatto un’operazione alle ginocchia non riusciva a piegare le gambe. A fine anno siamo riusciti a recuperare la sua condizione portandola a compiere uno squat”. Una delle cose più importanti è stata l’abbandono del bastone. Alcuni partecipanti a inizio corso venivano con il bastone perché avevano problemi di schiena, ginocchia o post trauma e avevano paura di cadere di nuovo. “Ora le stesse persone arrivano camminando senza nessun supporto, vuol dire che c’è stato un miglioramento a livello mentale e sono più sicuri di sé stessi”.

A livello di gruppo c’è un forte rispetto reciproco che porta i partecipanti ad aiutarsi a vicenda. Dopo un’iniziale diffidenza, dovuta alla novità dell'esperienza, ora i partecipanti si divertono e sono contenti di fare attività fisica, chiedendo addirittura se si ritorna a settembre o meno. “Riguardo a ciò – conclude Alessandro – stiamo provando a far proseguire l’attività anche durante il periodo estivo, trovando attività all’aperto che includano le camminate ma non solo”. (Sergio Pannocchia)

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